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LO SCHIACCIANOCI

Coreografia di Luigi Martelletta

Lo Schiaccianoci è una metafora della crescita della bambina che nel sogno diventa adolescente. Il coreografo  ne farà una rilettura tutta incentrata sulla madre e su Clara, rappresentando il cambiamento di Clara in modo uniforme e lineare, utilizzando anche dei simboli, come la scalinata verso il cielo, per raccontare le avversità ma anche l’elevazione, il tutto trasmettendo un’assoluta serenità, che viene percepita nella sua compiutezza nella scena finale, dove è evidente l’avvenuta costruzione della personalità adulta della ragazzina che  si incammina verso la vita, consapevole di se stessa e delle sue possibilità. . Il lavoro è stato per la compagnia e per i danzatori un’esperienza esaltante, in questo spettacolo i tre generi espressivi del teatro, la danza – il suono – la parola, sono stati l’esplorazione di uno spazio rappresentato ancora una volta dalle dimensioni privilegiate della coreografia. La cura nei minimi particolari, la pulizia meticolosa, la decisione di lavorare con un ampia gamma di danzatori , italiani, stranieri , hanno fatto si, che ogni artista abbia avuto l’opportunità di osservare il corpo come contenitore, che prende forma attraverso il movimento, per scoprire che il corpo, è forma e contenuto al tempo stesso e la sua forma è contenuto 

Lo Schiaccianoci 2023 - le foto

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IL LAGO DEI CIGNI

Coreografia di Luigi Martelletta

Lo spettacolo nasce da un’idea che da molti anni il coreografo Luigi Martelletta inseguiva e desiderava mettere in scena, la sua lunga ed intensa carriera come primo ballerino al Teatro dell’Opera di Roma ed in tanti altri Teatri Italiani ed Europei gli ha permesso di studiare a fondo, di esaminare e di danzare molte volte questo spettacolare balletto. La coreografia originale del repertorio classico infatti non ha mai sottolineato alcuni aspetti del libretto, che però in questa versione vorremmo esaminare e sviscerare; la drammaturgia classica dell’azione coreografica teatrale del balletto infatti è abbandonata a favore di una forma di riappropriazione della realtà e dell’esperienza comune basata sui particolari e sulle singole situazioni riunite tra loro in collage ampi e sfaccettati, secondo una metodologia di lavoro di ricerca e di graduale progresso. Fortemente legato alla tradizione accademica, Luigi Martelletta proporrà un lavoro stilisticamente più snello, più vivace, alleggerendo tutti i manierismi e le pantomime che fanno parte del repertorio classico, ma che ormai risultano inutili, pesanti e noiose. Non mancheranno però tutte quelle danze e quell’itinerario danzato che molti conoscono e si aspettano: i cigni, la danza spagnola, la danza russa, il valzer, i passi a due, e molto molto altro ….

Questo balletto insomma è autenticamente una creatura di oggi, del presente, con tutto quello che ciò comporta. La sua particolarità la sua eccezionalità consiste proprio in questa sua capacità, estrema e radicale, di proporre vivo e attualissimo, pur dimorando in un suo pianeta espressivo che sa di antico, di già visto, di già vissuto, espressionista nel senso più universalistico e antistorico della definizione: in quanto rappresentazione della realtà-realtà esasperata e sconvolta, ma del tutto riconoscibile in una dimensione non semplicemente realista, ma, tutt’altro profondamente vera. L’ideale neoclassico di una bellezza assoluta, regolata da un ordine imperturbabile, è l’obiettivo totalizzante della creazione.

Foto della produzione 2022

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BOLERO

Coreografia di Luigi Martelletta

Al centro di una taverna su un tavolo un ballerino danza. Intorno a lui si aggirano donne e uomini assetati d’ebbrezza. Il binomio danza-musica in questo balletto provocherà una miscela esplosiva che coinvolgerà e travolgerà il pubblico in un susseguirsi di emozioni.

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CARMEN

Coreografia di Luigi Martelletta

Gelosia, sangue, amore, morte, sono questi gli ingredienti di questo nuovo balletto. Il sipario si apre con la scena finale e poi attraverso una voce narrante si snoda man mano come riavvolgendo simbolicamente un nastro, come in un flashback , fino alla scena iniziale.   Il problema che mi sono posto è: come allestire un’opera spesso “abusata”, realizzata innumerevoli volte e innumerevoli volte vista e ascoltata. Credo che nell’immaginario collettivo, quando si parla della Carmen, la si associ a delle immagini immediate: zingari, ventagli, Spagna, toreri e a tutto cio’ che il melodramma di Bizet si porta dietro; ho quindi pensato di andare in profondità, di immaginare una Carmen e soprattutto tutti gli altri personaggi con delle sfaccettature e dei profili completamente diversi o comunque mai rappresentati.  Le due figure femminili (Carmen e Michela) sono completamente contrapposte, Carmen è esattamente come si comporta: balla, si muove,agisce, perché è l’energia primaria; che poi questo si rifletta in un voyerismo o in una proiezione di sensualità sugli uomini che la guardano, viene in seconda battuta. Michela è una donna che sa sostenere il peso della famiglia e della tradizione,che si prende cura degli altri, è la razionalità, il rispetto per le regole. Stesso concetto e stesse diversità verranno messe in risalto sulle due figure maschili : Don Josè un uomo che proviene da una famiglia abbiente, sarebbe dovuto diventare prete, ma in lui ha prevalso l’amore, si è macchiato di omicidio, è stato capace di auto distruggersi, fino alle estreme conseguenze.  Parlando di Carmen diceva: “Mentiva, ha sempre mentito. Io non so se in vita sua abbia mai detto una volta la verita’. Ma quando mi parlava, io le credevo. Era piu’ forte di me”. Questo è il rapporto che lega Josè a Carmen, si tratta della consapevolezza dell’amore e del destino intesi come un’entità fatalmente predeterminata, che si vive sapendo perfettamente di non poterla alterare.  Opposta invece la visione di Escamillo , vanitoso, prestante, bellissimo, forse anche un po banale. Ne è scaturito un balletto “facile da leggere”, perché non mi piacciono le cose complesse apparentemente: preferisco le cose che sembrano semplici ma che entrino in profondità.

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VENTO DEL SUD

Coreografia di Luigi Martelletta

Il balletto, attraverso canzoni, tarantelle, pizziche, serenate e musiche tipiche dell’Italia meridionale, offre un percorso che abbraccia idealmente le nostre regioni del sud: Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna…. Oltre ad alcuni brani tra i più popolari della tradizione italiana: Malafemmina, O sole mio, Caruso, Tu voi fa l’Americano, ecc. le coreografie propongono un itinerario danzato che si prefigge di dar voce all’estro immaginativo di tutte le popolazioni del mezzogiorno, cercando di coglierne le caratteristiche salienti come la capacità di vivere a tutto campo le emozioni, da quelle più dolorose, a quelle più spensierate. E’ il fascino e la ricchezza del Sud con le sue atmosfere uniche e solari , ma allo stesso tempo con le sue grandi contraddizioni, messe in evidenza dalla splendida voce dal vivi di Miriam Scarcello, da 5 musicisti (chitarra, mandolino, fisarmonica, contrabbasso e tamborra) e dagli 8 danzatori della Compania Nazionale di Raffaele Paganini e Luigi Martelletta. Costumi di Renato Balestra.

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LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO

Coreografia di Luigi Martelletta

Le fiabe tradizionali sono inesauribili miniere di suggestioni e riflessioni sulle trasformazioni dell’uomo e sugli ostacoli che incontra nel cammino, sulle sfide che sostiene, sui doni che riceve. Il racconto fantastico viene messo in scena con piccole e sottili licenze poetiche giustificate da trovate registiche e coreografiche e da un gioco di ritmi e di gruppo tra danzatori. Le fate, complici e diffidenti l’una dell’altra, sono un unico “ensemble” di passione, caos e razionalità. La fata cattiva (rappresentata in realtà da un danzatore en travesti) è unica, credibilissima nel suo essere sopra le righe, elegantissima, “femmina” e cattiva al punto da non far paura perché inesistente in  natura agli occhi di un bambino. In questo racconto di Perrault la coreografa M.Grazia Galante attraverso il suo linguaggio contemporaneo,  oltre al gruppo già formato dalla compagnia, coinvolgerà degli artisti ospiti di livello internazionale e nella sua visione della danza che costituisce infatti una fusione articolata tra cultura europea contemporanea ad acquisizioni di dinamiche neo classiche, allestirà un balletto che pur non tralasciando tutti gli aspetti della fiaba e la delicatezza della vicenda onirica, proporrà una chiave di lettura moderna per narrare, attraverso attori, ombre, burattini e danzatori tutti gli elementi essenziali che la trama comporta .  La musica di Cajkovski raccoglie nelle sue immortali pagine, l’incanto di una drammatica favola romantica, ma subirà delle piccole trasformazioni con gli interventi di Alessandro Russo, che comporrà  alcune transizioni musicali con le quali sarà possibile legare tutti i quadri che si susseguiranno.

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